1938

Si rinnova la scena urbana

Le opere pubbliche e il regime fascista

Il fascismo modenese, in consonanza con i principi dettati da quello nazionale, attua numerosi cambiamenti urbani tesi a dare un’immagine moderna e ad acquisire consenso, in un quadro socio-economico che resta tuttavia alquanto critico. Negli anni Trenta viene sostenuta l’attività edilizia con un intenso programma di opere pubbliche, in particolare nuove infrastrutture: viene ammodernata la rete ferroviaria e tramviaria, sono sistemate le strade, viene inaugurato l’acquedotto urbano e sono attuate importanti strutture di sostegno per le attività economiche come il nuovo macello pubblico, il mercato cavalli, il mercato ortofrutticolo. Da ricordare anche l’edificazione di una dozzina di edifici scolastici quasi tutti dislocati nel forese. Particolarmente rapida è la costruzione della piscina di via Dogali (1934) e del nuovo stadio “Marzari”, oggi “Alberto Braglia”, inaugurato nel 1938, proprio l’anno in cui la città supera la soglia dei 100.000 abitanti, l’Italia vince per la seconda volta il campionato mondiale di calcio e il Modena Football Club, di cui era presidente il podestà del capoluogo, viene promosso in serie A grazie alle reti segnate dagli attaccanti Zironi, Notti e Sentimenti.

Sebbene gli interventi attuati negli anni Trenta affermino un nuovo linguaggio architettonico, moderno e facilmente individuabile, il fascismo locale non si rifà a una nuova idea di città, non ha in mente un disegno complessivo innovativo, ma, per la maggior parte delle opere pubbliche e infrastrutture realizzate, si prosegue sulle linee tracciate in precedenza. In effetti, “l’architettura fascista” non è qui presente nelle stesse quantità e nelle stesse volumetrie con le quali ha ridisegnato altre città emiliane: spesso risulta “mimetizzata” dai linguaggi più tradizionali adottati in molti edifici pubblici, in particolare nelle scuole, dove è quasi assente il linguaggio “della rivoluzione” e lo stile fortemente monumentale. Gli edifici vengono posti in contesti urbani desolati, con linee rigorose e geometriche, che rimandano al disegno delle nuove caserme in corso di costruzione. Va anche sottolineato che l’ammontare del valore delle opere pubbliche realizzate durante il periodo fascista, dall’ottobre 1922 al giugno 1940, nei comuni della provincia è di 316 milioni di lire (meno del 9% del totale regionale), un importo sensibilmente inferiore rispetto a quello impegnato dalla vicina Reggio Emilia (800 milioni).