1945

Volevamo cambiare il mondo

La nascita dell’Udi a Modena

L’Unione donne italiane si costituisce nell’autunno del 1944 a partire dai Gruppi di difesa della donna, con cui si fonde nel maggio 1945. Il progetto di un’associazione “unitaria del movimento di emancipazione femminile” aperta alle “donne di ogni credo politico e religioso, per conquistare alla donna tutte le libertà, sia economiche che politiche e sociali” si infrange nel gennaio 1945 con la decisione della Dc di non aderire all’Udi, dando vita al Centro italiano femminile (Cif).

A Modena l’associazione, costituita subito dopo la Liberazione, riesce a entrare negli organismi sindacali e istituzionali di governo della città dal 1° settembre 1945 con l'ingresso di una propria rappresentante nel Cln provinciale.

Al I Congresso provinciale (10 ottobre 1945), l’Udi conta 25.000 iscritte ed elegge il primo Comitato provinciale composto da: Ilva Vaccari e Desdemona Melotti per lo Psiup; Etra Vaccari, Beatrice detta ‘Bice’ Ligabue, Cesarina Davoli e Giacomina Gualdi per il Pci; le indipendenti Maria Cabassi Podestà, Maria Minchio e Carla Bellodi; l’azionista Elisa Rubboli e la democristiana Fedora Cremonini. La prima sede dell’Associazione si trova in via Vittorio Emanuele 43.

L’Udi di Modena organizza l’ospitalità ai bambini romani e napoletani con i “Treni della felicità” e la riapertura delle scuole e degli asili per garantire alle madri lavoratrici di mantenere la propria occupazione. Nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta l’associazione si concentra sui diritti delle lavoratrici, mentre negli anni Settanta si avviano battaglie per l’uguaglianza e la parità anche nelle relazioni familiari.

Durante l’XI Congresso nazionale del 1982, anche sotto l’onda d’urto del femminismo, l’Udi scardina la sua struttura organizzativa piramidale per aprirsi a pratiche di volontariato politico. Si dedica anche alla conservazione e all’apertura degli archivi per la valorizzazione della propria storia: a Modena nasce nel 1992 il Centro documentazione donna dell’UDI.

Nel 2003 l'associazione cambia la lettura del proprio acronimo in Unione donne in Italia a sottolineare il desiderio di coinvolgere, nelle lotte per i diritti e l'autodeterminazione, anche le donne che, nate altrove, vivono in Italia.

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