Gina Borellini
San Possidonio, 1919 – Modena, 2007
Mondina, partigiana e onorevole
Nata in una famiglia contadina, a sedici anni sposa Antichiano Martini, con cui ha due figli. Insieme al marito, dopo l’8 settembre 1943, entra a far parte della Resistenza nella Brigata “Remo” con il nome di battaglia “Kira”, come staffetta partigiana e organizzatrice dei Gruppi di difesa della donna a Concordia. In seguito a un rastrellamento lei e il marito – fucilato il 19 marzo 1945 – sono catturati nella loro casa, diventata una base partigiana. Prosegue la lotta armata e il 12 aprile 1945, ferita a una gamba, ne subisce l’amputazione.
Eletta in Consiglio comunale a Concordia nel 1946 nelle liste del Pci, il conferimento nel 1947 della Medaglia d’oro al valor militare le apre la strada per la candidatura al Parlamento nelle prime elezioni politiche democratiche a suffragio universale. Eletta alla Camera dei deputati per il Fronte popolare, vi resta per tre legislature (1948-1963). Dal 1951 al 1956 è consigliera provinciale e dal 1956 al 1960 è capogruppo del Pci in Consiglio comunale a Sassuolo. Dal 1960, per trent'anni, presiede l’Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra (Anmig) di Modena.
Borellini è protagonista delle lotte per i diritti di cittadinanza delle donne, fin dal 1943 quando anima uno sciopero delle mondine. Nel 1945 è tra le fondatrici dell’Unione donne italiane (Udi) a Concordia e di una cooperativa di abbigliamento femminile. Sono proprio le donne dell’Udi a confezionarle il paltò di lana per la prima seduta del Parlamento, come segno di affetto e di stima di chi andava a Roma a rappresentarle.
È testimone dell'eccidio delle Fonderie Riunite del 9 gennaio 1950, di cui chiede conto al Ministro Scelba in Parlamento. Svolge, come molte in quel tempo, una doppia militanza nell’Udi e nel Pci locale e nazionale, che le consente di portare nell’elaborazione politica i valori dell'antifascismo, dell’equità, della solidarietà e della cura dei più deboli, fondamentali per politiche assistenziali tese al miglioramento della vita di tutta la comunità, in particolare delle donne.
Nel 1993 riceve l’onorificenza di Commendatore della Repubblica italiana.
Alla sua morte la famiglia dona l'archivio e la biblioteca al Centro documentazione donna che, con tale documentazione, produrrà una pubblicazione, una mostra foto-documentaria, un podcast e un docufilm.
Nel 2017 la città di Modena le dedica una stele posta nel Parco della Resistenza.