1920

La calda estate nelle officine modenesi

Il “Biennio Rosso”

Il settembre del 1920 segna il massimo livello di agitazione dei lavoratori delle fabbriche metallurgiche culmine del “Biennio rosso” a Modena. La vertenza si era aperta nei mesi precedenti con il memoriale del segretario generale della Fiom, Bruno Buozzi, alle cui richieste gli imprenditori rispondono con una netta chiusura.

Nel luglio del 1920 la Fiom adotta l’ostruzionismo e gli industriali rispondono con una serrata di livello nazionale proclamata per il 31 agosto. Il 25 agosto a Modena nella sala San Vincenzo, si tiene un grande comizio di Bruno Buozzi che dà inizio all’agitazione. Il 3 settembre gli operai prendono possesso delle fabbriche e il giorno successivo quattro stabilimenti che aderiscono all’Associazione sindacale industriali metallurgici vengono occupati per continuare la produzione. Sono le Officine meccaniche italiane, le Corni, la ditta Luigi Rizzi e la ditta Neri e Vezzani che contano in totale circa 800 lavoratori. L’ 11 settembre il giornale “Il Domani”, sostiene che anche i tecnici e gli impiegati amministrativi aderiscono all’agitazione e gli operai in questione tengono una linea disciplinare perfetta.  L’occupazione a Modena come in tutta Italia trova fine con l’accordo stipulato il 1° ottobre, quando Giovanni Giolitti, Presidente del Consiglio dei ministri firma un compromesso con Buozzi per la Fiom e Federico Jarach per la Federazione nazionale industrie meccaniche e metallurgiche.

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