Officine meccaniche Rizzi
Via Manfredo Fanti
Nel 1857 la Fabbrica della ghisa, successivamente Officine Rizzi di Luigi ed Ettore Rizzi, viene trasferita dal centro storico di Modena alla Strada postale della Mirandola, ora via Manfredo Fanti. All’epoca, è questa la più importante impresa locale che, oltre ai materiali per la ferrovia allora in costruzione (sarebbe stata inaugurata due anni più tardi), produce lampioni stradali e manufatti in ghisa. Viene poi annessa all’officina una fonderia “per getti in ghisa, bronzo e ottone, fornita di un forno a manica” nella quale lavorano 85 operai maschi adulti e tre sotto i 15 anni.
Alla fine dell’Ottocento si dice che “l’industria metallurgica, che in Modena poteva sembrare fuori posto, ha trovato un considerevole slancio nel grandioso stabilimento di fonderia, lavorazione e costruzioni meccaniche della ditta Rizzi: per utensili, macchine agrarie e materiale ferroviario; che oltre a provvedere al consumo della provincia, lavora per le amministrazioni ferroviarie; costruisce ponti importanti, acquedotti, tettoie di ogni genere, fra le quali quelle che ora sono sulle nuove calate del porto di Genova”. Sono marcate Rizzi, infatti, anche le colonne e le pensiline in ghisa che nel 1931 vanno a comporre la costruzione del mercato ortofrutticolo Albinelli.
Nel 1942 viene acquistata da Luigi Guarinoni, che abbandona la fonditura e inizia la produzione di macchine utensili per conto terzi. Due anni dopo, l’azienda conta 121 addetti.
Dopo la guerra, durante la quale la fabbrica subisce pesanti danni per i bombardamenti, Guarinoni fa ricostruire i capannoni (1948-1949) e decide di iniziare la produzione di macchine per conceria. Nonostante l’impresa diventi leader in questo settore a livello internazionale, nel 1972 viene venduta a una multinazionale inglese che non si dimostra in grado di mantenere la posizione conquistata nel mercato. Alla metà degli anni Ottanta, il livello occupazionale si mantiene mediamente intorno ai 140 addetti.
Dopo un successivo passaggio di proprietà, nel 1991 ne viene dichiarato il fallimento. Viene acquistata da Franco Sartori e trasferita al Villaggio Modena nord dove si trova tuttora.
L’edificio originario viene in parte demolito all’inizio degli anni Duemila.