Guido Corni

Stradella (PV), 1883 – Lido d’Albano (GE), 1946

Figlio dell’imprenditore modenese Fermo e di Giulia Lolli, Guido Tommaso Giuseppe Corni nasce il 25 agosto 1883 a Stradella (Pavia), dove il padre si era trasferito con la famiglia per lavoro. Si laurea in Chimica industriale all’Università di Losanna e consegue corsi di Economia a Neuchâtel, viaggiando spesso e imparando il tedesco, il francese e l’arabo. Dopo una seconda laurea in Giurisprudenza, a 24 anni affianca il padre nell’attività imprenditoriale della “Fabbrica modenese Utensileria e Ferramenta Corni Bassani & C”.

Appassionato di meccanica, progetta nel 1909 un prototipo di velivolo, che costruisce nell’Officina Gatti (nei pressi dell’attuale Largo Garibaldi), che sarà l’Officina Scuderia di Enzo Ferrari, con cui condivide l’interesse per i motori. Nel 1911, con la guerra alla Turchia, Corni segue le truppe italiane come osservatore e fa una lunga ricognizione tecnica in Libia e Tripolitania, poi conduce numerosi viaggi per esplorare le realtà imprenditoriali e lavorative in diversi continenti. Fervido interventista, si arruola volontariamente nella Prima guerra mondiale e presta servizio per tre anni in Albania come tenente di cavalleria, raggiungendo il grado di maggiore per meriti di guerra. Durante quegli anni scrive un diario poi pubblicato dal titolo Riflessi e visioni della Grande Guerra in Albania, in cui evidenzia le fatiche dell’esercito italiano nascoste dalla storiografia dell’epoca. Le delusioni e i traumi lasciati dal conflitto lo convincono a iscriversi fin da subito al Partito fascista. Dal 1923 al 1928 è segretario federale di Modena, dedicandosi però anche ai suoi viaggi e al suo lavoro di industriale. Contribuisce all’installazione della Fiat presso lo stabilimento delle Officine costruzioni meccaniche e favorisce la costituzione a Modena della rappresentanza Agip.

Animato da un forte senso della disciplina, fatica ad accettare le spinte radicali e violente dei fascisti modenesi della prima ora e, nel 1928, viene allontanato dalla sua città e nominato governatore della Somalia italiana, carica che conserva fino al 1931. In questa veste, svolge un’intensa opera politico-amministrativa, dedicandosi a costruire infrastrutture per il Paese, ma anche all’avanzata verso il territorio etiopico.

Al suo rientro fonda la Scuola di perfezionamento in Patologia coloniale e, nel 1934, alla morte del padre, riprende le sue attività. Entrato in collisione definitiva con i membri del partito, gli viene ritirata la tessera nel 1938 e si ritira nel suo castello di Monfestino.

Muore nel 1946 a Lido d’Albano.

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