1945

Sebben che siamo donne

8 marzo 1945: l’assalto al salumificio Frigieri di Paganine

L’8 marzo 1945 “Noi donne”, organo dei Gruppi di difesa della donna (GDD) nati a Milano nel novembre 1943 per organizzare la Resistenza civile femminile, titola a piena pagina «8 marzo, giornata internazionale della donna» e nell’articolo:

« […] questo anno le donne di tutte le nazioni celebrano la giornata dell’8 marzo in un’atmosfera di giubilo per la sicura ed imminente vittoria degli alleati […] Le donne delle nazioni oppresse dai bruti nazifascismi […] che in questi lunghi anni di guerra hanno provato il terribile dolore della casa rapinata e distrutta, dei figli e dei mariti deportati e uccisi e tutto l’orrore di infami e orribili violenze, in questi giorni di grande speranza penseranno che il giusto castigo colpirà […] chi ha portato miseria, distruzione, morte […] l’8 marzo sarà per noi giorno di lotta per salvarci dalla fame, per difendere il pane dei nostri figli, alle nostre famiglie, per difenderci dal freddo e dalla miseria, di lotta per la cacciata dei tedeschi […] e impegno per un domani di libertà e progresso».

E sono proprio i GDD modenesi, attivi dalla fine d’aprile del 1944, a contraddistinguersi a livello regionale con l’assalto al salumificio Frigieri di Paganine per requisire e destinare alla popolazione insaccati e grassi depositati nel salumificio destinati alle truppe tedesche e alla Sepral (Sezione provinciale per l’alimentazione). L’azione resasi necessaria a causa della situazione politica e sociale molto peggiorata in città che impediva anche alla Repubblica Sociale Italiana di garantire il livello minimo di rifornimenti alimentari alla popolazione, viene decisa dal CLN, tramite il responsabile del settore femminile e giovanile, il comandante Marino (Davide Mazza). I GDD mobilitati sono quelli dei settori nord, facente capo a Gabriella Rossi, e sud facente capo a Ibes Pioli. In tarda mattinata il passaggio aereo di ‘Pippo’, l’intervento di agenti della questura e militi fascisti, disperdono le centinaia di donne che avevano partecipato all’azione. Alla fine della giornata erano stati distribuiti tra la popolazione affamata e consegnati ai partigiani circa 30 quintali di carne.

Racconta Ibes Pioli:

«Questo è stato un lavoro grosso organizzato per l’8 marzo, prima manifestazione dell’8 marzo, mai ricordata a Modena […] All’ora stabilita le donne convennero davanti al salumificio Frigieri. Secondo me non eravamo meno di 200… Prima di dare l’assalto e aprire i portoni montai sulla bicicletta e arringai un po’ di queste donne per dire loro cosa significava l’8 marzo, che la nostra era la prima manifestazione di libertà per la donna, che quel giorno era la festa della donna perché si ricordava quanto era successo in America, dove erano morte le donne chiuse in una fabbrica… questo fu recepito.».

La relazione del Comitato provinciale dei GDD datata 21 marzo 1945 sottolinea il valore economico e politico dell’azione: «L’8 marzo essendo la nostra giornata, che anche noi come donne dovevamo dimostrare attraverso la nostra compattezza il contributo per la lotta di Liberazione» e racconta con soddisfazione la riuscita dell’azione: circa 3.000 donne che «con qualsiasi mezzo, biciclette e a piedi» si raccolsero nel luogo fissato. La relazione del Questore di Modena datata 3 aprile riduce le presenze a circa 2000 e precisa: «Il comunismo tende con ogni mezzo di insinuarsi in tutti i ceti sociali e principalmente nelle masse operaie e fra le donne».

I volantini lanciati da un gruppo di sappiti e distribuiti da alcune Volontarie della libertà riconducono chiaramente l’episodio ad una volontà politica molto precisa: “Questa giornata [8 marzo], che ci trova unite e compatte nella lotta, dovrà servirci di sprone per nuove conquiste».

Risorse

Approfondimenti