1968

Le origini sessantottine di una facoltà “anomala”

Il Dipartimento di Economia Marco Biagi

Se le origini dell’Università di Modena (oggi UniMoRe) risalgono al 1175, pochi decenni dopo le più blasonate Bologna e Parigi, quelle della Facoltà di Economia e Commercio (evoluta nell’odierno Dipartimento di Economia Marco Biagi, prendendo il nome dal docente assassinato dalle Brigate rosse nel marzo del 2002), hanno radici assai più recenti, ma non per questo meno significative.

I documenti testimoniano che la Facoltà di Economia viene costituita per volontà e impegno economico del Comune e della Provincia di Modena, oltre che della Camera di Commercio, che stipulano una convenzione con l’Ateneo. Siamo nel 1968: il Comitato Tecnico incaricato di definire modalità e contenuti della costituenda facoltà annovera prestigiosi economisti italiani. A presiederlo è Siro Lombardini, ordinario di Politica economica e finanziaria all’Università di Torino, il quale afferma «l’esigenza di un rinnovamento» nelle facoltà economiche e perciò propone per Modena «l’attuazione di un nuovo piano degli studi». Così, non senza qualche contrasto interno, il 23 settembre 1968 viene varato il Piano di studi della nuova facoltà, che prende avvio il 1° novembre con l’Anno accademico 1968/69, in alcuni locali di via Berengario. Pochi anni dopo, i corsi si spostano nelle vele vetrate del Direzionale 70 e infine, nel 1994, negli spazi del Foro Boario, ristrutturati su progetto dell’architetta Franca Stagi.

Il successo della facoltà è abbastanza rapido, grazie a tanti giovani e meno giovani docenti che imprimono un percorso innovativo agli studi economici. Da Sebastiano Brusco a Fernando Vianello, da Andrea Ginzburg, a Michele Salvati e Salvatore Biasco, da Giorgio Mori a Marco Lippi, è lungo l’elenco dei docenti che contribuiscono a definire la “Scuola di Modena” dell’economia e a richiamare studenti da tutta Italia. Si recupera lo studio dei teorici classici, da Smith a Ricardo, da Marx a Keynes, ma si studiano anche i problemi del lavoro invitando a insegnare personalità come Vittorio Foa e Bruno Trentin.

Da allora è trascorso oltre mezzo secolo, la “Facoltà sessantottina” ha in gran parte cambiato volto, ma è una presenza assai significativa nel panorama degli studi economici, finanziari e d’impresa.

Parte di questa storia un po’ “anomala” si può ripercorrere nei materiali prodotti in occasione del cinquantenario.

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