1961

A Modena non si passa!

La manifestazione di protesta contro il raduno fascista di Modena

Verso la fine degli anni Cinquanta una nuova generazione intende essere protagonista nella società. È la generazione dei giovani con «le magliette a strisce», che riscopre l’antifascismo e partecipa alle proteste del 1960 contro la svolta a destra nel paese dopo la formazione del governo Tambroni, che raccoglie i voti del Movimento sociale italiano, partito neofascista. Alla fine di giugno la protesta popolare raggiunge l'apice a Genova, con duri scontri di piazza, dove si cerca di impedire lo svolgimento del congresso del Msi. In Italia ci sono gravi incidenti, con morti e feriti: a Reggio Emilia il 7 luglio la polizia uccide cinque lavoratori durante uno sciopero generale di protesta. Infine, Tambroni è costretto a dimettersi e viene aperta la strada all'esperienza del centro sinistra.

A Modena le manifestazioni sono numerose: il 4 luglio ad opera del Consiglio federativo della Resistenza, poi in occasione di uno sciopero generale provinciale con oltre 100.000 lavoratori. Dopo l'eccidio di Reggio Emilia aumenta la tensione e, durante una manifestazione di protesta che vede la partecipazione di 40.000 persone, la Camera del lavoro fatica a tenere a freno i giovani esasperati che cercano lo scontro con la polizia.

Dopo qualche mese di calma, proprio Modena è protagonista in piccolo di una vicenda analoga a quella di Genova. Un’organizzazione neofascista legata al Msi, la Giovine Italia, pianifica un raduno nazionale al cinema Arena di Modena per l'11 maggio 1961. La protesta è unanime da partiti, sindacati e associazioni partigiane, e viene proclamato uno sciopero generale per il 10 maggio. Nell’occasione l’Istituto storico della Resistenza riallestisce a Modena la mostra sui campi di concentramento nazisti, che viene visitata da quasi 30.000 persone, metà delle quali studenti.

Fin dal mattino in città ci sono tensioni con la polizia, che vieta una manifestazione del Consiglio federativo della Resistenza in piazza Matteotti. Nel pomeriggio nuovi scontri con le forze dell'ordine in vari punti della città. La sera è convocato un consiglio comunale straordinario, e il sindacato decide di proseguire lo sciopero anche il giorno successivo. L'11 maggio Modena è una città assediata da migliaia di poliziotti, posti di blocco impediscono l'ingresso nella città, scontri avvengono davanti al Sacrario dei caduti della Resistenza sotto la Ghirlandina, presidiato da molti giovani antifascisti. In questa situazione è consentito l’arrivo di alcuni pullman che trasportano due-trecento fascisti al cinema Arena dove, dopo un breve discorso di un loro dirigente e di un frate, si allontanano da Modena.