1960

L’Italia e le colonie

La fine del protettorato in Somalia

L’esperienza coloniale italiana è, come tutte le altre, una storia di stragi e violenze. L’interesse italiano per l’Oltremare risale alla fine dell’Ottocento ed è mosso dall’idea di conquistare l’intero Corno d’Africa. In questo progetto imperialistico la Somalia gioca un ruolo importante: l’occupazione del suo territorio è progressiva e avviene, fin dagli ultimi anni del XIX secolo, attraverso negoziati con i sultanati locali, come quello di Gheledi, Migiurtinia e Obbia. Dapprima l’amministrazione dei nuovi domini è affidata a società private, come la Compagnia Filonardi e la Società del Benadir; quindi, nel 1908, i possedimenti vengono unificati sotto il nome di Somalia italiana. Tuttavia, dal momento che l’Italia non ha il pieno controllo del territorio, il fascismo – una volta giunto al potere – decide di mettere in atto un’azione repressiva di riconquista, affidandone la conduzione al governatore della colonia, Cesare Maria De Vecchi, fascista della prima ora. Durante il secondo conflitto mondiale la Gran Bretagna assume il controllo del paese; nel 1950, però, la Somalia viene affidata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite in amministrazione fiduciaria ancora una volta all’Italia: la situazione rimarrà tale fino all’aprile 1960, quando il Paese si dichiarerà indipendente. Il 1960 è anche l’anno simbolo della decolonizzazione in Africa: insieme alla Somalia, altre 17 nazioni raggiungono l’indipendenza dagli imperi coloniali di Francia, Gran Bretagna e Belgio.

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