1921

Verso la violenza sistematizzata

L’omicidio del fascista Mario Ruini

Ex legionario fiumano e acceso squadrista insieme al fratello Arrigo, Mario Ruini viene ucciso intorno alla mezzanotte del 21 gennaio 1921 sulla via Giardini, nei pressi dell’osteria del Gallo. Ruini viene colpito dagli anarchici Renzo Cavani, Luigi Evangelisti e Aldo Gilioli mentre sta rincasando con il fratello e l’amico Giulio Stradi probabilmente in un agguato con armi da fuoco.

In un’intervista rilasciata 40 anni dopo i fatti, l’anarchico Renzo Cavani avrebbe spiegato che la sera del 21 si trovava insieme ai compagni di fede Luigi Evangelisti e Aldo Gilioli. Avendo incontrato tre fascisti che stavano bastonando un muratore, i tre anarchici ingaggiano con loro un conflitto a fuoco, al termine del quale Ruini rimane ucciso. Secondo questa versione, Cavani lo colpisce una prima volta ed Evangelisti lo finisce con un colpo alla testa.

In sede processuale è però stabilita una diversa versione dei fatti.

Il 27 giugno 1922 la Corte d’Assise di Verona condanna infatti solo Gilioli a 15 anni 9 mesi e 22 giorni di reclusione e due anni di vigilanza speciale, sebbene non ci siano testimonianze del suo concorso nei fatti. Sono assolti Evangelisti e Cavani, ma l’anarchico Vittorio Ascari – pur non essendo stato presente all’imboscata, ma incastrato da alcuni testimoni – viene condannato a 24 anni di reclusione e due anni di vigilanza speciale.

Gilioli beneficia di un decreto d’amnistia e il 12 settembre 1925 viene rimesso in libertà. Ascari esce invece di prigione dopo nove anni. «Moralmente finito», senza la possibilità di trovare un qualunque impiego pur sapendo di essere innocente, si toglie la vita a Modena il 12 gennaio 1939. Cavani, che insieme a Guido Bucciarelli era fuggito all’estero subito dopo l’omicidio di Gino Tabaroni, rientra a Modena solo nel secondo dopoguerra.

Quello di Ruini resta un delitto che cambia la storia di Modena in quegli anni, fornendo legittimità alla violenza squadrista, che molti ritengono ormai necessaria per contrastare il “bolscevismo”. Ai suoi funerali, tre giorni dopo, vengono esplosi numerosi colpi d’arma da fuoco sul corteo, che provocano due morti, il nazionalista Orlando Antonini e il fascista Augusto Baccolini, e almeno 17 feriti.

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