1989

La democrazia, la libertà, i diritti

Le proteste di Piazza Tienanmen

Questa è la storia di una statua, di un massacro e di una fotografia. Alla fine di dicembre 2021 viene rimosso dall’Università di Hong Kong un monumento realizzato da Jens Galschiøt, scultore danese: la statua, nota con il titolo di “Pilastro della vergogna”, raffigura ottanta corpi accatastati ed è stata inaugurata nel 1997, in occasione dell’ottavo anniversario del massacro avvenuto nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 a Piazza Tienanmen, la grande piazza di Pechino che si trova dinanzi alla Città Proibita. I corpi raffigurati da Galschiøt ricordano infatti le vittime della repressione militare ordinata dal regime cinese in occasione delle manifestazioni organizzate dagli studenti e dai lavoratori per chiedere al governo del loro Paese una maggiore apertura democratica, il rispetto dei diritti umani e della libertà di espressione e di stampa. A dare il via alle proteste è la morte, nell’aprile 1989, di Hu Yaobang, già segretario generale del Partito comunista cinese, caduto in disgrazia per via del suo appoggio alle riforme economiche in senso liberale. La repressione da parte dell’esercito della Repubblica popolare cinese, che dispiega numerosi mezzi corazzati e apre il fuoco contro i dimostranti, provoca un numero di vittime ancora oggi ignoto, ma che si aggira attorno ad alcune migliaia di persone. Simbolo delle rivendicazioni di quei giovani cinesi è diventata una fotografia, scattata il 5 giugno da Jeff Widener dell’Associated Press, in cui si vede un uomo inerme opporsi all’avanzata dei carri armati.

 

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