1991

Goodbye Lenin

La dissoluzione dell’Unione Sovietica

«Lascio il mio incarico alla Presidenza dell’Urss». È il 25 dicembre 1991 quando Michail Gorbačëv pronuncia queste parole durante un discorso in diretta televisiva. A partire dal 1986 Gorbačëv ha dato avvio a un vasto programma di riforme economiche, politiche e istituzionali nell’Unione sovietica (noto con le due parole d’ordine che avrebbero dovuto ispirarlo: perestrojka, “ristrutturazione”,e glasnost’, “trasparenza”), ha consentito il rientro dei dissidenti e nel 1990 è stato insignito del premio Nobel per la pace per i suoi sforzi per mettere fine alla Guerra fredda. Il programma di apertura al capitalismo non ha avuto, però, il successo sperato: l’Urss si trova ora in preda a una gravissima crisi economica, mentre le spinte indipendentiste e nazionaliste da parte delle repubbliche che compongono l’Unione si fanno sempre più intense. Ad assestare un colpo decisivo è poi il tentativo di golpe organizzato nell’agosto 1991 da membri dello stesso governo di Gorbačëv, con l’appoggio dei servizi segreti e dei militari. Il golpe fallisce, ma consente al principale oppositore di Gorbačëv, Borís Él’cin, dal giugno dello stesso anno presidente della Repubblica russa, di guadagnare consensi. Il processo di dissoluzione dell’Urss è ormai irreversibile: una dopo l’altra le repubbliche si dichiarano indipendenti, fino a quando, l’8 dicembre, con l’accordo di Belaveža, viene proclamata la Comunità degli Stati indipendenti. L’Unione sovietica non esiste più. È la fine di un’epoca.

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