1991

Dall’“Indianapolis d’Europa” a polmone verde di Modena

Nasce il Parco Enzo Ferrari

L’Aerautodromo, o “Indianapolis d’Europa” com’era chiamata dalle cronache del tempo, era stato inaugurato il 7 maggio 1950 e, dalla sua costruzione, era stato un centro propulsore per l’economia e lo sviluppo modenese. Il suo successo era scemato dopo i gravi incidenti mortali di cui era stato teatro, che avevano costretto la chiusura delle competizioni automobilistiche e la progressiva dismissione dell’area.

Dopo anni di ripensamento delle infrastrutture modenesi e a seguito della revisione del Piano regolatore nel 1975, sulla spinta di una maggiore sensibilità ambientale, alla fine degli anni Ottanta la vasta area dell’ex autodromo è riconfermata “polmone verde” a servizio della città e il Comune ne acquisisce progressivamente la proprietà per iniziare la costruzione di un vasto parco pubblico.

Il 16 settembre 1982, in Consiglio comunale è presentato il progetto completo dall’équipe dei tecnici coordinata dall’architetto Leonardo Benevolo, tra i quali spicca anche l’inglese Geoffrey Jellicoe, eminente architetto di giardini, consulente della regina Elisabetta d’Inghilterra. La sua idea è quella di realizzare un’enorme fascia verde di raccordo tra le zone di Modena, con funzioni recettive, culturali, sportive e un centro di documentazione sulla storia dell’autodromo in edifici seminterrati con giardini pensili sulla copertura.

Quello che era stato il luogo di ritrovo per il tempo libero dei modenesi, tra corse sportive e poi luna park e Festival dell’Unità (ricordiamo soltanto il grande festival nazionale del 1977 a cui partecipa Enrico Berlinguer raccogliendo 700.000 persone), viene trasformato in un’area verde con bosco, prati, un laghetto di più di 10.000 mq e vialetti dedicate alle “passeggiate dei piloti”, ma anche molti servizi tra cui un campo da calcio e uno di pallavolo, cinque zone gioco per i bambini, un bar ristoro e un parcheggio.

Il parco è inaugurato nel 1991, poi ristrutturato nel 1998 e nel 1999, e dedicato alla memoria di Enzo Ferrari. Il progetto di Jellicoe è riconoscibile in una parte della piantumazione arborea e dell’organizzazione dei percorsi e nella collina di appena dodici metri di altezza che rappresenta un «piccolo affioramento degli Appennini modenesi».