1978

“Mia dolcissima Noretta, sono stato ucciso tre volte”

Aldo Moro viene rapito e ucciso dalle Brigate rosse

Alle 9.02 del 16 marzo 1978 un commando delle Brigate rosse rapisce, in via Fani a Roma, il presidente della Democrazia cristiana, Aldo Moro, mentre tutta la sua scorta viene uccisa. La scelta del giorno non è casuale: il nuovo governo Andreotti, per la prima volta sostenuto anche dal Partito comunista, sta per essere presentato in Parlamento per ottenere la fiducia, dopo un lungo lavoro di mediazione che lo stesso Moro aveva condotto negli anni precedenti per arrivare alle condizioni del cosiddetto “compromesso storico”.
Le Brigate rosse sono un’organizzazione di terroristi di sinistra, che a partire dal 1970 ha scelto la lotta armata contro lo Stato uccidendo, organizzando rapimenti e gambizzazioni delle persone ritenute rappresentanti di quel potere politico che loro contestavano per rovesciare il sistema capitalistico e lo “Stato borghese”. Nel 1978, complici la crisi economica e il malcontento dovuto alle mancate riforme sociali, esse possono contare su una diffusa rete di consensi e maggiore capacità di manovra.

A fronte del rilascio di Moro, le Br chiedono la liberazione di brigatisti prigionieri e un riconoscimento politico: la società e la politica si dividono tra i possibilisti e il fronte della fermezza. Tra questi ultimi – la linea prevalente – figurano anche il Pci e la Dc. Cadono nel vuoto autorevoli appelli alla clemenza (tra cui quello del papa e del segretario generale dell’Onu) e del tutto incapaci si dimostrano essere le operazioni di polizia, nonostante le risorse impiegate. Secondo la Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro, la punta più alta dell’attacco terroristico ha coinciso con la punta più bassa del funzionamento dei servizi informativi e di sicurezza. Sergio Flamigni, membro della Commissione Moro, afferma: «Le indagini di quei 55 giorni furono contrassegnate da una serie di errori, omissioni e negligenze».

La mattina del 9 maggio una telefonata mette fine alle speranze. In via Caetani, dietro via delle Botteghe Oscure (sede della segreteria e della direzione nazionale del Pci) e vicino a piazza del Gesù (sede della Dc), viene fatta trovare una Renault 4 rossa con il cadavere del politico nel portabagagli, ucciso dopo un “processo" da parte del "tribunale del popolo”.

Il caso Moro evidenzia in modo tangibile la gravità del fenomeno terroristico, ma contemporaneamente, funge da spinta propulsiva per la lotta alle Br. Nel non facile clima politico che si viene a creare da quel momento, falliscono i tentativi di governi di solidarietà nazionale e nessun altro leader democristiano si impegnerà in un rapporto costruttivo con i comunisti.