1973

Mai più prigioniere delle proprie case

La legge n. 877/1973 sul lavoro a domicilio 

La legge n. 877 del dicembre 1973 sul lavoro a domicilio, nata sulle ceneri della legge n. 264 del marzo 1958, rappresenta il primo serio tentativo di disciplinare e disincentivare il fenomeno del decentramento produttivo, cresciuto in modo abnorme e senza regole tra la fine degli anni Cinquanta e gli inizi gli anni Settanta. La legge vede come prima firmataria la parlamentare modenese Luciana Sgarbi.
Il lavoro a domicilio, sempre più femminilizzato e molto meno costoso del lavoro in fabbrica, si era diffuso in tutte le regioni d’Italia restando invisibile alle statistiche essendo spesso “lavoro nero”. Secondo le stime, nel 1967 sono circa 70.000 le lavoranti a domicilio sul territorio emiliano-romagnolo, di cui quasi 20.000 nel modenese (10.000 a Carpi); su scala nazionale si stimano tra le 600.000 e le 700.000 persone coinvolte.
In assenza di una legislazione specifica, le lavoranti a domicilio, tenute a dotarsi dei macchinari necessari allo svolgimento del lavoro che compravano o affittavano a rate dalle stesse fabbriche appaltanti, sono sottopagate, senza contratto e quindi prive dei diritti garantiti alle operaie delle fabbriche (assistenza sanitaria, trattamento di maternità, ferie, contributi pensionistici, ecc).
Le testimoni raccontano di condizioni di sfruttamento insopportabile in un regime di cottimo con condizioni economiche stabilite unilateralmente dal committente e con orari prolungati durante tutta la giornata per poter rispettare le consegne. In molte denunciano problematicità sanitarie e di sicurezza, in particolare per i bambini, determinate dall’invasione della casa da parte della fabbrica (rumori, prodotti tossici, polveri, ecc.).
Fin dagli anni Cinquanta il tema è all’attenzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta, dei sindacati e delle associazioni femminili in particolare dell’Unione donne italiane (Udi) che realizza indagini, convegni, raccolte firme. “Noi donne”, del 23 febbraio 1958, in un articolo dal titolo Prigioniere delle proprie case descrive la provincia modenese, soprattutto la campagna carpigiana, quale capitale del lavoro a domicilio.

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