1974
La prima comunità-alloggio per minori del Patronato pei Figli del Popolo di Modena
Verso la deistituzionalizzazione e l’empowerment di ragazzi e famiglie in difficoltà
Nato nel 1874 per volontà della Società Operaia di Modena e ubicato in Palazzo S. Margherita in Corso Canalgrande - oggi sede della Biblioteca civica Antonio Delfini - il Patronato pei Figli del Popolo si propone di accogliere ragazzi poveri, orfani di uno o di entrambi i genitori, residenti nel territorio provinciale.
I primi cento anni di attività dell’ente sono caratterizzati da una immutata organizzazione interna per cui l’infanzia fragile e bisognosa di cure trova fra le mura dell’istituto ricovero, istruzione e avviamento al lavoro: il ricorso all’istituzionalizzazione dei minori con situazioni di disagio è infatti l’unica risposta prevista dal legislatore.
Agli inizi degli anni Settanta, grazie al contributo del pensiero pedagogico e al dibattito culturale che sottolinea l’urgenza della ricerca di forme alternative all’istituto per l’assistenza ai minori, il Patronato avvia un importante processo di trasformazione per cui nel 1974 apre la sua prima comunità-alloggio, residente in un appartamento in via Piave n. 52 e destinata ad accogliere sei ragazzi con due educatori.
Il Comitato Amministrativo spiega di aver voluto così «offrire la possibilità ai ragazzi che sono vissuti in istituti dalla nascita ad oggi, di vivere esperienze più stimolanti per la loro crescita, di vita normale, a contatto con gli oggetti, gli ambienti e le situazioni della vita vera, in mezzo ad altre persone da cui apprendere di fatto i diritti, i doveri e i modi del vivere civile».
Il 1974 è dunque uno spartiacque nella storia di questo istituto: rappresenta infatti un momento di transizione, nel quale viene posto in atto un cambiamento radicale nel modo di fare assistenza, anticipando di quasi un decennio la legge 184 del 1983 (“Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori”) che segna un vero e proprio mutamento di paradigma affermando il diritto del minore a essere educato nell’ambito della propria famiglia e vede in quest’ultima l’unità di riferimento per le politiche sociali.