Alla fine degli anni Settanta il movimento femminista vive una parabola discendente che fa parte del “riflusso” subìto da tutti i movimenti politici. Ciò che rimane dei collettivi femministi modenesi si costituisce in Coordinamento, con l’intento di dare vita a un luogo di attività culturali, raccolta, discussione e trasmissione del patrimonio di pensiero ed esperienze delle lotte delle donne nel decennio precedente.

Nel novembre 1978 inizia una campagna di raccolta firme per la creazione di una “casa comune delle donne”, chiedendo il sostegno concreto del Comune di Modena, che però non risponde. Per protesta, nel maggio 1979 e poi in ottobre definitivamente, alcuni gruppi femministi occupano i locali di una ex scuola in via del Gambero.

Dopo lunghe trattative, il Comune decide di ristrutturare i locali, prevedendo l’apertura di un asilo nido al piano terra mentre i due piani superiori sono dati in gestione alla Casa delle donne, costituitasi in Circolo il 6 febbraio 1980.

La Casa delle donne viene inaugurata l’8 marzo 1980.

Da ottobre 1982 a maggio 1984, in attesa della conclusione dei lavori di ristrutturazione della sede, la Casa delle donne si stabilisce in via Cesana, dove è aperta una biblioteca, sono organizzati incontri, dibattiti, iniziative e prodotti quaderni periodici. In quegli anni inizia a operare il gruppo “Donne e carcere”.

Al rientro in via del Gambero si potenziano le attività già avviate e se ne aggiungono altre. Nel 1990 nasce l’associazione Gruppo contro la violenza alle donne che darà vita al Centro per donne che hanno subito violenze e, più tardi, alla Casa delle donne migranti.

Dal 1991 si trasferisce qui anche l’Udi, poi Adaser (1992), Donne nel mondo (1995), gruppo Donna e Giustizia (1996), Centro documentazione donna (1996) e Differenza maternità (2000). Nel frattempo, si scioglie il Circolo Casa delle donne e il 12 luglio 1996 si costituisce l’associazione federativa Casa delle donne che riunisce tutte quelle che hanno sede in via del Gambero.