1966

Cosa resta di uno scatto

Franco Vaccari pubblica “Le tracce”

Gli anni Sessanta sono il periodo in cui, più di tutto e a ogni livello, si afferma la fotografia. Modena si inserisce in pieno in questo panorama, sia con fotografi professionali, sia con numerosi fotoamatori raccolti intorno a circoli e associazioni. Esempio emblematico di questo è il Circolo fotografico modenese, che dal 1956 al 1972 organizza otto “Biennali internazionali di arte fotografica” allestite – per gli anni Sessanta – nella Sala della Cultura di Modena.
La novità più dirompente di quegli anni è però il primo libro fotografico di Franco Vaccari intitolato Le tracce e pubblicato dalla casa editrice bolognese Sampietro, una piattaforma espressiva che raccoglie numerosi artisti. Con un’introduzione critica di Adriano Spatola, direttore della Sampietro, l’opera si compone di settanta tavole in bianco e nero di Vaccari che costituiscono per lo più delle tracce, appunto, di un’arte collettiva, urbana, murale. Per i tre anni precedenti, infatti, il fotografo modenese aveva raccolto scritte e segni lasciati da anonimi autori-imbrattatori sui muri abbandonati dei bagni pubblici, degli scantinati e delle case popolari (siamo in un’epoca di molto precedente al riconoscimento della street art). Vaccari ordina le immagini e le colloca sulla pagina con un’attenta calibrazione degli spazi bianchi, rendendole esse stesse frammenti di muri. Queste mostrano un mondo “basso” (ora più che mai fisico e volgarmente corporeo), in opposizione a un mondo “alto” (ideale, pulito, accademico). Questa è la grande rottura con la fotografia d’arte e rappresenta una svolta verso il concettuale dopo una più profonda riflessione sul ruolo del fotografo e della fotografia. Nella sua ricerca sui nuovi mezzi di comunicazione, Franco Vaccari abbraccia il tema della traccia fotografica, che resterà una costante di tutta la sua produzione artistica. Per lui, la fotografia non produce immagini mimetiche, ma è impronta, sintomo, segnale di una presenza.
L’anno dopo l’uscita del libro, gli inarrestabili fermenti artistici in corso portano alla realizzazione del festival di avanguardia poetica “Parole sui muri – Esposizione internazionale di manifesti”, nel quale lo stesso Spatola ha un ruolo fondamentale.

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