1948

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali

A Parigi l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approva e proclama la Dichiarazione universale dei diritti umani. Il documento è composto da un preambolo e da trenta articoli che sanciscono i diritti civili, politici, economici e sociali di ogni individuo nel mondo.

Pur non essendo giuridicamente vincolante per gli stati membri dell’Onu, la Dichiarazione rappresenta un documento storico di grande importanza poiché è il primo avente valore universale, pensato cioè per proclamare e garantire i diritti di tutti gli individui, a prescindere da qualsiasi criterio discriminante (genere, nazionalità, etnia, fede religiosa).

Nei primi articoli sono stabiliti i due concetti chiave: la libertà di ogni individuo e l’uguaglianza dell’intera umanità. Nei successivi articoli vengono precisati i diritti individuali; quelli nei confronti della comunità; le libertà essenziali di pensiero, coscienza e fede; le garanzie sociali e culturali. 

La formulazione dei singoli articoli è quanto più possibile neutra, in modo che le violazioni dei diritti possano essere perseguite allo stesso modo sia nel caso di una vittima donna che nel caso di un uomo. Concentrarsi sulla titolarità individuale dei diritti ha lo scopo di proteggere ogni persona contro quelle violazioni che, di norma, vengono perpetrate dall’autorità costituita. Tanto è vero che sono proprio i governi a sottoscrivere i trattati e a impegnarsi a rispettarne gli articoli.

Tuttavia, una simile formulazione presuppone che uomini e donne vivano in una condizione di effettiva parità – in campo politico, economico sociale – e possano intraprendere con successo le medesime iniziative giuridiche. Ma la realtà è notevolmente diversa: in molti paesi la cittadinanza delle donne è inesistente, limitando di fatto le possibilità di esercizio dei loro diritti davanti all’autorità costituita; in più, le loro libertà sono minacciate anche dagli stessi familiari. Solo negli anni Novanta emergerà con chiarezza la volontà di incorporare nell’agenda dei diritti umani questioni cruciali per le donne, a lungo accantonate dalla legislazione internazionale.