1941

"Scioperiamo per il pane!"

Le donne alzano le braccia per la parità salariale

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, con gli uomini al fronte, sono le donne a costituire la parte predominante della classe lavoratrice. Hanno sostituito gli uomini nelle fabbriche, nella pubblica amministrazione e in tutti gli altri ambiti produttivi, ma a seguito delle leggi fasciste che avevano fissato forti riduzioni delle paghe per la manodopera femminile, hanno salari insufficienti a garantire il sostentamento delle loro famiglie. 

Hanno, quindi, una caratteristica prevalentemente economica gli scioperi delle operaie del truciolo di Carpi (1940), delle ceramiche di Sassuolo (1941), dei laterizi di Fiorano Modenese (1942) e delle mondariso di Carpi (1941), che, nonostante la presenza di un apparato repressivo efficace e onnipresente, lottano per un miglioramento dei salari e dei regolamenti disciplinari. Anche circa duecento operaie della Sipe di Spilamberto, la ditta che produce esplosivi, protestano nel 1941 e ottengono piccoli aumenti salariali. Diversamente, ha un carattere più decisamente politico lo sciopero che, nella stessa ditta, è promosso dalla cellula comunista nel 1943 che coinvolge diverse centinaia di operai e operaie, provocando arresti e licenziamenti.

Scioperi e proteste promossi dal Partito comunista sono documentati anche alla Manifattura Tabacchi di Modena, nell’agosto 1943, nell’aprile 1944, nel marzo e aprile 1945. Le “tabacchine”, note in città come “rivoluzionarie” e antifasciste, partecipano attivamente agli scioperi contro gli eccidi, contro la fame, contro la guerra e i bombardamenti.