1953

Costruire il futuro

Il Villaggio artigiano

Il primo decennio del dopoguerra si caratterizza a Modena con un impegno prioritario dell’Amministrazione nella realizzazione di un vasto piano di opere pubbliche, anche come risposta all’accentuarsi della crisi economica e sociale caratterizzata da un forte aumento della disoccupazione, da serrate e numerosi licenziamenti politici alle Carrozzerie Padane, alle Valdevit, alla Maserati e alle Fonderie di Modena. 

Fin dal 1949, il sindaco Alfeo Corassori e l’Assessore ai Lavori Pubblici ingegnere Mario Pucci progettano di dare una prima risposta ai bisogni dei lavoratori espulsi dalle fabbriche realizzando un   ‘quartiere artigianale attrezzato’ nella zona est della città in un’area di proprietà del demanio militare, ma nel 1953 – rivelatasi non percorribile tale ipotesi, per l’assenza di strumenti legislativi adeguati – si delibera la realizzazione del “villaggio artigiano” in località Madonnina. 

L’area individuata per tale operazione è un terreno posto a ovest della città accanto al tracciato della linea ferroviaria Milano-Bologna, lottizzato in 74 particelle vendute a prezzo di costo a privati che intendono impiantare attività artigianali e che provvedono con proprie risorse all’edificazione dei fabbricati. A carico del Comune restano le opere di urbanizzazione primaria e i servizi del quartiere. Per precisa volontà dell’Amministrazione, sono escluse le grandi imprese al fine di non favorire aziende monopolistiche. 

Sulle aree vengono edificati fabbricati tipologicamente omogenei, al massimo di due piani, destinati a piccoli capannoni e residenze.

Si tratta della prima iniziativa del genere intrapresa da un comune italiano, una lungimirante intuizione degli amministratori dell’epoca volta ad aggirare la speculazione edilizia e favorire l’avvio di nuove imprese di piccole e medie dimensioni. 

Questo primo intervento segna l’avvio della politica comunale di gestione pubblica delle aree produttive che ha portato, negli anni Settanta e dopo l’approvazione del Piano delle aree produttive, alla gestione pubblica di tutte le aree industriali e artigianali previste nel Piano regolatore generale, contribuendo in modo significativo a favorire la crescita di un sistema di piccole e medie aziende destinato a caratterizzare lo sviluppo economico della città.

Il successo di questa prima esperienza stimola lo sviluppo di successive iniziative: il villaggio Modena est, per 178 aziende, avviato nel 1962-1963; il Villaggio Torrazzi, per 124 aziende, impostato nel 1969.

Nel Villaggio artigiano di Modena Ovest negli anni ’70 ha sede la Comunità Cristiana di base del Villaggio artigiano dove si sviluppano le esperienze di apostolato operaio. Preti operai quali portatori di un’evangelizzazione attiva, impegnati nella lotta comune con il movimento operaio contro la violenza del sistema capitalistico: tra i protagonisti don Sandro Vesce. 

Dal 1990 nel Villaggio artigiano (in via Emilio Po) trova sede anche la casa-studio dell'architetto Cesare Leonardi, da lui stesso progettata e ora anche sede dell'archivio.