1950

La penna a sfera tra Biró e Bic

 L’invenzione che ha cambiato il modo di scrivere e disegnare

La penna a sfera ha molti padri. Uno di questi è l’ungherese László Biró che negli anni Trenta del Novecento, partendo dal prototipo di John J. Loud, migliora l’invenzione insieme al fratello, Győrgy. Grazie all’inserimento nella punta della penna di una piccola sfera e lavorando sulla composizione dell’inchiostro, i fratelli Biró trasformano l’intuizione della penna a sfera in una potenziale alternativa alle eleganti ma scomode stilografiche, che lasciavano le mani macchiate di inchiostro.
Nel 1938 László brevetta l’invenzione in Gran Bretagna e Ungheria ma allo scoppio della Seconda guerra mondiale i due fratelli, in quanto ebrei, sono costretti a lasciare l’Europa per l’Argentina dove fondano insieme all’imprenditore Juan Jorge Meyne la Biro-Meyne. Nel 1945 mettono in vendita la birome che, a causa degli alti costi di produzione, resterà un oggetto di lusso.
Il proprietario della Reynolds International Pen Company, conosciuto László, intuisce le potenzialità dell’oggetto e lo commercializza negli Stati Uniti modificandone il design per eludere il brevetto e rendendo la biro più economica da produrre. Il 29 ottobre 1945 è messa in commercio a 12,5 dollari e solo nella prima settimana ne sono vendute trentamila. Tuttavia, le vendite calano presto perché gli acquirenti della biro – che era di metallo – si limitano a comprare le cartucce di ricarica.
A cambiare definitivamente le cose e a trasformare la penna a sfera nel prodotto di largo consumo che conosciamo oggi è l’industriale francese, di origini italiane, Marcel Bich: nel dicembre 1950 la Bic Cristal con il suo corpo in plastica trasparente è venduta per la prima volta in Francia a soli 50 centesimi.
Combinando funzionalità e convenienza, la Bic cambia per sempre l’approccio del mondo alla scrittura, semplificandone la quotidianità: prima di allora scrivere era infatti un atto stazionario, che richiedeva un ambiente dotato di scrivania con tutti gli oggetti necessari. Da quel momento diventa un gesto più libero e veloce nel rapporto tra pensiero e realizzazione creativa. Un successo, che neanche l’uso della tastiera è riuscito a far tramontare.