1922

La marcia su Roma

Dopo aver preso il controllo delle piazze il fascismo si pone l’obiettivo della conquista del potere e dello Stato, in questo modo il partito fascista avrebbe colto le aspettative delle masse che ingrossavano le sue fila, ed evitato la possibilità di un rigetto da parte delle forze moderate. Queste ultime pur avendo sostenuto lo squadrismo in chiave antisocialista, avrebbero potuto ritenerne esaurito il ruolo. La strategia di Mussolini in questa fase è ambivalente: da una parte intreccia trattative con i liberali in vista della partecipazione fascista al nuovo governo, rassicura la monarchia, si ingrazia gli industriali paventando uno spazio maggiore all’iniziativa privata. Dall’altra lascia che l’apparato militare fascista si prepari ad un colpo di Stato. Comincia così a prendere consistenza l’idea della marcia su Roma, una mobilitazione generale di tutte le forze fasciste, per la presa del potere con un colpo di Stato, fissata per il 27 ottobre. Il piano non avrebbe avuto alcuna possibilità di riuscita se avesse incontrato l’opposizione sicura delle autorità. Le squadre fasciste sono numerose ma senza disciplina e con un equipaggiamento approssimativo, incapaci di affrontare uno scontro con l’esercito regolare. Lo stesso Mussolini non crede nel successo militare dell’operazione, ma intende usarla come strumento di pressione politica. La debolezza del governo, la benevolenza della corona e delle forze armate giocano un ruolo determinante, soprattutto il comportamento del re Vittorio Emanuele III, il quale rifiuta di firmare, la mattina del 28 ottobre, il decreto per la proclamazione dello stato d’assedio e il relativo passaggio di poteri alle autorità militari. Questa grave incertezza apre ai fascisti la strada per Roma e per il potere. Mussolini intanto approfitta della situazione e non si accontenta della soluzione proposta dal re, cioè quella di una partecipazione fascista in un governo a guida moderata, ma chiede di essere nominato lui stesso a presiedere il governo. Il 30 ottobre, mentre le squadre fasciste entrano a Roma, il re riceve Mussolini, che la sera stessa diviene capo del governo. Nell'esecutivo sono presenti oltre a cinque fascisti, anche gli esponenti di tutti i gruppi che avevano partecipato ai precedenti governi liberali giolittiani, liberali di destra, democratici e popolari.