1931

Il calciatore partigiano

Bruno Neri mediano di interdizione, è protagonista di un gesto di grande rilevanza politica umana e simbolica sconosciuto ai più. La sua parabola calcistica inizia nel Faenza dove esordisce in II divisione nel 1926/27; nell’estate del 1929 il salto di qualità e l’approdo alla Fiorentina del presidente e fondatore Luigi Ridolfi, imprenditore e dirigente sportivo legato al fascismo. Neri milita nella Fiorentina fino al 1935, ottenendo la promozione nella massima serie nel 1931. Proprio in quell’anno Ridolfi fa costruire un nuovo stadio a sue spese: l’impianto viene intitolato a Giovanni Berta, squadrista fiorentino. L’inaugurazione dello stadio (oggi Artemio Franchi) avviene il 13 settembre con la sfida tra Fiorentina e Admira Vienna. Prima del fischio d’inizio, come da tradizione durante il ventennio, è previsto il saluto romano alle autorità in tribuna da parte dei giocatori. Quando l’arbitro fischia, i giocatori alzano il braccio destro per omaggiare i gerarchi fascisti, tutti meno uno, Bruno Neri. É l’unico dei calciatori a non rendere omaggio al regime. Dal 1935 il passaggio alla Lucchese per un biennio e la convocazione in Nazionale nella gara contro la Svizzera nell’ottobre del 1936. La sua carriera calcistica termina nel 1940 dopo un triennio nel Torino. Il rifiuto del fascismo resta però una caratteristica di Neri tanto che, dopo una parentesi da imprenditore, aderisce all’ORI (Organizzazione Resistenza Italiana) movimento nato sotto la spinta azionista di Renato Craveri con l’obiettivo di svolgere azioni di sabotaggio a favore dei resistenti. Neri milita, con il ruolo di vicecomandante, nel battaglione “Ravenna”, una formazione operante a ridosso della Linea Gotica. Proprio durante un’operazione partigiana con l’obiettivo di recuperare un aviolancio, viene ucciso in uno scontro a fuoco con i tedeschi nei pressi dell’eremo di Gamogna, nell’appennino tosco-romagnolo, il 10 luglio 1944.