1919
Si costituisce l’Unione provinciale del lavoro aderente alla Cil
La Cil, Confederazione italiana dei lavoratori, è la struttura organizzativa sindacale confederale realizzata dai cattolici italiani dal 1918 al 1926 a cui aderiscono anche l’Unione e l’Ufficio del lavoro di Modena, ricostituiti, dopo gli anni di dispersione della guerra, con il Convegno cattolico provinciale del 30 luglio 1919.
L’inizio dell’attività dell’Unione è molto debole e contrastata per la diffidenza verso il sindacato da parte di tanti componenti del movimento cattolico (sacerdoti e laici) e perché quei dirigenti che avevano già fatto importanti esperienze sindacali negli anni 1910-1914, come Alessandro Coppi e Francesco Luigi Ferrari devono permanere sotto le armi ancora per un certo periodo dopo la fine della guerra. Così, per tutto il 1919, l’Unione non riesce a intraprendere nessuna azione sindacale rispetto ai problemi della disoccupazione e del carovita che in quel periodo assumono aspetti drammatici e rispetto ai quali le Camere del lavoro socialista e anarchica promuovono con larghissima partecipazione dimostrazioni e scioperi generali.
La crescita inizia dal 1920-21. Risultano costituite in provincia di Modena una trentina di leghe bianche e una cinquantina di cooperative del lavoro e agricole aderenti all’Unione. Poche di queste sono però leghe non contadine e nelle zone di pianura, dove prevalgono le leghe socialiste, l’organizzazione è pressoché assente. La diversità ideologica diventa presto scontro durissimo, tanto che i socialisti mettono in atto gravi intimidazioni e boicottaggi a danni delle leghe bianche.
Le violenze cessano con l’inizio dello squadrismo fascista, che in un primo tempo risparmia l’organizzazione cattolica e distrugge quella socialista, accanendosi poi anche contro le organizzazioni bianche. L’episodio più drammatico è l’assassinio di Agostino Baraldini del Circolo giovanile democratico-cristiano di Mortizzuolo di Mirandola il 17 agosto 1921.
La crisi dell’attività delle leghe è ormai irreversibile e l’Unione del lavoro declina rapidamente. Resta viva fino al 1926 solo l’attività che si può definire di patronato con un Ufficio provinciale di assistenza.