1914

Rivoluzione proletaria

La “Settimana rossa”

Tante le manifestazioni in Emilia-Romagna, spesso improvvise, che caratterizzano la vigilia della Prima guerra mondiale. I disordini rappresentano la risposta delle masse popolari, rafforzate dall’avanzata del partito socialista e delle organizzazioni sindacali, al diffuso stato di malessere economico e sociale. Reclamano, sia pure confusamente, mutamenti sostanziali dei metodi di governo e miglioramenti concreti delle loro condizioni di vita. Sotto il nome di “Settimana rossa” va la repressione violenta ad opera della polizia, nel pomeriggio del 7 giugno 1914 ad Ancona, della manifestazione convocata da diversi partiti politici (socialisti, repubblicani e anarchici) per protestare contro le compagnie di disciplina dell’esercito. Restano uccisi tre dimostranti e la regione è scossa da una serie di agitazioni e tumulti che in molti considerano l’avvio della “Rivoluzione proletaria”.

A Modena si sciopera il 9 e il 10 giugno. I manifestanti, espressione soprattutto dei sindacalisti rivoluzionari, impongono la chiusura degli esercizi pubblici e la sospensione del servizio ferroviario; si tratta della prima vera e propria esplosione di violenza politica tra socialisti e borghesia cittadina. In piazza Grande arringano la folla G. Agnini, P. Donati, B. Pagliani, C. Marverti e il sindacalista P. Ruggeri. Nel pomeriggio del 10 giugno viene occupata la stazione ferroviaria e interrotta la circolazione dei treni. L’intervento della forza pubblica disperde il corteo e opera alcuni arresti. Tra i socialisti l’interruzione dello sciopero da parte della Camera del lavoro provoca aspri contrasti, tra chi l’accetta e chi la respinge, determinando un grave inasprimento dei rapporti tra socialisti e sindacalisti. Il giorno successivo sindacalisti e poliziotti si scontrano nel centro della città, a stento Agnini riesce a uscire illeso dall’assalto. La Camera del lavoro unitaria è presidiata militarmente.

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