1919

I cattolici scendono in campo

Nasce la sezione del Partito popolare italiano

L’appello di Don Luigi Sturzo che fonda il 18 gennaio 1919 il Ppi è ufficialmente accolto a Modena il 20 febbraio 1919 da un comitato provvisorio, che si incarica di diffondere gli ideali del popolarismo e di sostenere lo sviluppo organizzativo del partito, scontando le riserve che suscita all’interno di parte del mondo cattolico. Il principio di autonomia, rivendicato dalla dirigenza, incontra infatti un’aperta opposizione nel gruppo che si raccoglie attorno al periodico “La squilla”, destinato a divenire il punto di aggregazione dell’ala destra del Ppi su scala nazionale. La dialettica interna trova un’emersione pubblica nei congressi di quei primi anni. Il primo congresso provinciale (12 settembre 1919) chiude i lavori con la ricezione dei deliberati dell’assise nazionale di Bologna, che ha sancito l’affermazione della linea sturziana. Durante il secondo congresso (27 aprile 1920) la maggioranza, nell’intento di superare la linea clerico-moderato, si schiera per un programma, chiaro, preciso di riforme e di progresso civile. L’esito del terzo congresso provinciale (16 dicembre 1920) fa prevalere le posizioni delle componenti interne più aperte, che si riconoscono nel segretario Alessandro Coppi, mediatore della tendenza centrista che fa riferimento a Sturzo, e in Francesco Luigi Ferrari, che diviene il leader della corrente di sinistra anche a livello nazionale.

Alle elezioni politiche del 1920 il Ppi raccoglie 10.939 voti, pari al 17,8 per cento dei suffragi espressi in provincia di Modena. Nella circoscrizione emiliana risulta eletto deputato anche il modenese Giuseppe Casoli. Si tratta di un’affermazione relativa che, comunque, spinge il partito ad accelerare il processo di rafforzamento organizzativo, che l’anno successivo permette di raggiungere il picco di 3.000 aderenti, distribuiti in 45 sezioni. Il forte radicamento consente al Ppi di conseguire un risultato significativo alle elezioni amministrative dell’autunno del 1920, con la conquista di 16 comuni nell’area dell’Appennino e della Pedemontana e 13 mandamenti del Consiglio provinciale.

Dopo la Marcia su Roma, sempre più vicino a posizioni antifasciste, il Ppi viene colpito da un’ondata di aggressioni e sarà sciolto a seguito delle leggi ‘fascistissime’.