1909

Passeggiando in bicicletta…

Dalla modernità all’antimodernità

Pochi oggetti come la bicicletta hanno attraversato l’intera storia del Novecento, in una parabola che l’ha vista diventare simbolo della modernità, rappresentando l’idea stessa di velocità, per poi cambiare di segno e diventare emblema di una nuova sensibilità improntata alla lentezza e a una vita consapevole delle problematiche ambientali.

In realtà, in una prima fase e per ragioni diverse, la bicicletta è vista come un elemento perturbativo dell’ordine morale e sociale, in particolare da parte della Chiesa, che per lungo tempo nega la possibilità del suo uso ai sacerdoti, per non parlare delle donne. Al contrario, in diversi contesti europei il femminismo esalta la bicicletta come simbolo dell’indipendenza femminile.

Anche il movimento socialista fino ai primi anni del Novecento è contrario all’uso della bicicletta, nel quadro di un più generale rifiuto della pratica sportiva, vista come oggetto di lusso borghese. Solo con la nascita dei Ciclisti rossi nel 1912 a Imola viene compresa l’utilità di questo mezzo per l’attività di propaganda. Nel frattempo, la produzione di biciclette a prezzi popolari ne determina la larga diffusione nel mondo del lavoro.

Con la nascita del Giro d’Italia nel 1909 le gare ciclistiche diventano uno degli sport più seguiti dagli italiani. Nel 1924 una donna, Alfonsina Strada, riesce a iscriversi e a partecipare al Giro d’Italia, creando grande stupore. 

In una continua tensione tra modernità e conservazione, la bicicletta, dal ventennio fascista in poi, è usata per lavoro, per l’attività sportiva, per le attività politiche, per il tempo libero. Durante la Resistenza diventa fondamentale per l’azione dei partigiani nelle città e per le staffette che tengono i collegamenti tra le varie formazioni.

Nel dopoguerra si afferma definitivamente sia per il grande seguito delle gare sportive, anche per la rivalità tra Coppi e Bartali, sia per la diffusione nella cultura di massa (canzoni e film, come il celebre Ladri di biciclette), per poi perdere centralità dopo il boom economico e la diffusione dell’automobile. Oggi è simbolo della sfida educativa alla alfabetizzazione ecologica, ma continua a rappresentare anche un’idea di emancipazione, se pensiamo ai corsi proposti alle donne straniere per imparare ad andare in bicicletta.