1918

La pandemia della “Spagnola”

Nella primavera del 1918 arriva in Italia la febbre russa, o febbre dei tre giorni, nota come Spagnola, la più grave forma di pandemia della storia dell'umanità. Tra 1918 e 1920 l’influenza uccide decine di milioni di persone nel mondo, infettandone 500 milioni su una popolazione mondiale di 2 miliardi; in Italia le vittime stimate sono almeno 600.000, con un'incidenza di circa l'1,5% della popolazione di quasi 40 milioni di abitanti. Le circostanze speciali legate alla guerra (malnutrizione, campi medici e ospedali sovraffollati, scarsa igiene) contribuiscono all’elevata mortalità del virus.

Nel giugno 1918 all’Accademia militare di Modena si registra un’ondata influenzale in due fasi, la seconda più virulenta della prima, che contagia millecinquecento allievi ufficiali, provocando un decesso. Nei mesi estivi, sottovalutando la portata del morbo, la vita sociale continua normalmente. È solo nel mese di ottobre che la città, a seguito dell’evoluzione del virus che diventa molto mortale, è sottoposta a misure igieniche precauzionali anche se il sindaco, l’avvocato Gambigliani Zoccoli, assicura che: “le condizioni di salute della città sono buone, anzi ottime”.

Attribuendo all’eccessivo agglomerato di persone la causa principale del morbo, si ordina la disinfestazione giornaliera delle carrozze tranviarie, dei cinematografi e dei teatri. In alcuni stabilimenti si disinfetta la bocca degli operai, ritenendo che un facile veicolo di infezione possa essere lo sputo. È ridotto il numero dei viaggiatori sui treni, vengono contingentati i biglietti agli spettacoli, sospese le visite del pubblico ai degenti negli ospedali e, alla metà di ottobre, vietate le code davanti ai negozi. Alla fine di quello stesso mese si registrano 10.532 casi, con 378 decessi.

Solo verso la primavera del 1920 la fase più virulenta si spegne gradualmente, per segnare comunque, sia pure in forma più lieve, tutto il dopoguerra.

Da rilevare che in tutti in paesi in guerra la gravità della malattia è nascosta dai mezzi d'informazione, che tendono a parlarne come di un'epidemia circoscritta alla Spagna (da lì il nome di Spagnola).

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