1915

Donne di pace in tempo di guerra

Alle origini del femminismo pacifista

Nel 1914 con lo scoppio della Prima guerra mondiale entra in crisi il movimento delle donne e si apre una breccia nell’internazionalismo femminile ottocentesco, le cui principali organizzazioni erano l’IWC-International Council of Women, nato negli Stati Uniti nel 1888 con l’obiettivo di essere una unione larga e raccogliere tutte le associazioni femminili più significative, anche di diversa vocazione (sia politiche, culturali che filantropiche, indipendentemente dall’adesione alla lotta per il suffragio femminile); e l’IWSA-International Alliance for Women Suffrage nata nel 1902 a Washington con caratteristiche più radicali e incentrata sulla priorità della cittadinanza politica e l’uguaglianza tra i sessi.

Fin dall’apertura del conflitto, i governi dei diversi paesi fanno appello alle donne per il sostegno del fronte interno. La prima reazione comune delle associazioni suffragiste e delle loro organizzazioni internazionali è quella di una netta opposizione a un evento che viene interpretato immediatamente come una rottura della civiltà. In seguito con l’inizio delle operazioni militari, l’occupazione tedesca del Belgio e della Francia e la dichiarazione di guerra inglese contro la Germania, le posizioni si differenziano. In Francia, Gran Bretagna e Germania le principali associazioni femminili rispondo all’appello patriottico, rivolto alle donne, ad essere presenti nelle attività di assistenza e a provvedere ai lavori resi necessari dalla mobilitazione degli uomini al fronte, anche nella prospettiva di un possibile riconoscimento futuro del sostegno dato al proprio paese con la conquista del diritto di voto.

Allo stesso tempo, da parte dei Paesi neutrali continua una azione di mediazione per giungere a una pace concordata e un gruppo di donne, minoritario ma significativo, porta avanti tenacemente una scelta diversa. Il 28 aprile 1915 a Le Hague, nell’Olanda neutrale, si incontrano per il Congresso Internazionale delle Donne 1.187 delegate provenienti da 12 paesi tra belligeranti e non (unica italiana è la socialista Rosa Genoni).  “Stringersi le mani da sorelle, al di là della guerra delle nazioni”, con queste parole un’attivista tedesca riassume il significato di quella straordinaria partecipazione femminile, che è riuscita a superare innumerevoli difficoltà politiche e logistiche per organizzare un incontro internazionale in piena guerra, trasformando questo evento nell’atto di nascita di un nuovo movimento politico delle donne: il femminismo pacifista. Tra i punti chiave delle risoluzioni adottate dal Congresso, presieduto da Jane Addams – la femminista e riformatrice più ‘venerata’ d’America: uguali diritti politici per uomini e donne; ricerca di ciò che accumuna i popoli dei diversi paesi per una soluzione pacifica delle controversie internazionali; impegno a convocare dopo la fine della guerra un altro congresso per fare sentire la voce delle donne sulle condizioni della pace. 

Le divisioni intervenute nell’internazionalismo femminista di fronte alla Prima guerra mondiale e il dilemma tra patriottismo e pacifismo sono all’origine della nascita di una terza associazione internazionale: la WILPF-Women’s International League for Peace and Freedom, che per prima unisce la questione dei diritti e della libertà delle donne con il tema della pace e della nonviolenza.

 

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