Piazza Mazzini
Piazza Mazzini si stende tra la sinagoga di Modena e via Emilia e sorge sul terreno che un tempo costituiva il cuore del Ghetto ebraico, istituito nel 1638 dal duca Francesco I d’Este per unire la cospicua comunità di ebrei modenesi. Fino al 1859 – anno in cui viene abolita la segregazione – le strade del Ghetto ogni sera erano chiuse prima con portoni e poi con pesanti cancelli, per impedire che gli ebrei circolassero per la città di notte. Per questo motivo, alcune delle case adiacenti sono tuttora di forme irregolari sul retro. Nel 1873 vengono abbattuti alcuni edifici, costruita la sinagoga, su progetto dell’ingegnere Ludovico Maglietta, e restaurate le facciate di diverse case, rendendole prestigiose residenze nello stile dell’epoca.
Nel biennio 1903-1904, con motivazioni improntate alla necessità di un risanamento igienico e al decoro urbano, si progetta la demolizione dei fabbricati fino a via Farini. L’opera, realizzata dalla Cooperativa muratori, non viene tuttavia portata a termine e si interviene solo sull’isolato compreso tra via Blasia e via Coltellini, una delle aree effettivamente più malsane della città. Nasce dunque piazza della Libertà, “a significare la speranza che mai più sarebbero stati costruiti muri di divisione fra cittadini della stessa nazionalità, aventi come unica differenza la fede religiosa”. Dal 1911 l’area viene rinominata piazza Mazzini. Emerge così in modo evidente alla vista dei passanti sulla via Emilia la presenza del luogo simbolo della comunità ebraica. Una presenza che, in epoca fascista, si tenta di occultare su pressione dell’arcivescovo di Modena piantando filari di alberi e realizzando un piccolo giardino. Lungo il perimetro sono lasciati soltanto i percorsi di circolazione che costeggiano i fronti degli edifici destinati a esercizi commerciali al piano terra.
Nel 1933 viene realizzato anche un albergo diurno sotterraneo, la cui costruzione era stata prevista già nel 1919.