Camera confederale del lavoro di Modena

via San Vincenzo, 24-28

Nelle prime settimane del 1945 si pone anche a Modena la necessità di dare vita a una Camera del lavoro unitaria, che superi le fratture del periodo prefascista. Il 16 aprile 1945 in un appartamento nella zona di Porta Bologna a Modena è decisa la nascita della Camera confederale del lavoro, che vede presenti nella Commissione esecutiva esponenti dei partiti socialista, comunista, democratico cristiano, d’azione e degli anarchici. Nata nel 1901, la Cgil modenese aveva avuto sede per un anno e mezzo in via Torre 10, appoggiandosi alla sede del Partito socialista, per poi trasferirsi nel 1903 in via Blasia 21 e, dal 1912 al 1922, in via del Carmine.

Dopo la Liberazione è occupata la sede dei sindacati fascisti di via Anacarsi Nardi 35, e qui aprono gli uffici della Camera confederale del lavoro. Nel gennaio 1946 la Cgil si trasferisce in un edificio in via San Vincenzo 28, anch'esso già sede dei sindacati fascisti. In questo palazzo trovano ospitalità, oltre alle varie federazioni provinciali di categoria, l’Ufficio provinciale di collocamento, l’Associazione inquilini e la Libera associazione degli artigiani. Al piano terra trova sede anche la Federazione comunista libertaria modenese, che ha alcuni suoi esponenti attivi nella Camera del lavoro.

I locali di via San Vincenzo sono acquistati con una sottoscrizione popolare nel 1963, ma le difficoltà legate alla sua collocazione in pieno centro storico e alla viabilità convincono la Cgil a spostarsi. Nel 1967 la Cgil decide, assieme alla Federazione provinciale delle cooperative, di costruire un nuovo edificio nella zona della ex Cittadella, vicina alla stazione delle autocorriere. Viene lanciata una nuova sottoscrizione, che si concluderà nel marzo 1972. Intanto, nel 1970, avviene il trasloco e la vecchia sede è venduta a privati.

Attualmente all’esterno del palazzo di via San Vincenzo è presente una targa commemorativa, volta a ricordare la nascita della Cgil nel dopoguerra, dopo vent’anni di clandestinità dovuti alle persecuzioni fasciste. La targa è stata apposta per volontà dei sindacati provinciali Cgil-Cisl-Uil.

 

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Arturo Galavotti