Vincenzo Chiossi
Carpi, 1893 – Modena, 1950
Sindacalista anarchico, fondatore della Camera confederale del lavoro di Modena
Vincenzo Chiossi si avvicina al movimento libertario nel 1908 insieme al fratello maggiore Umberto, segretario della Lega muratori di Modena. Partecipa al primo conflitto mondiale, ottenendo una Medaglia di bronzo al valor militare. Nel primo dopoguerra è uno dei più attivi esponenti anarchici e fa parte del Comitato esecutivo della Camera del lavoro sindacalista.
Arrestato con altri 28 dirigenti della Federazione comunista anarchica e della Camera del lavoro sindacalista per il furto di alcune mitragliatrici, è condannato a due anni e sei mesi di carcere. Rientrato a Modena dopo aver scontata la pena, si impegna attivamente nella riorganizzazione del movimento anarchico e dell’Unione sindacale a Modena. Nel 1924, dopo il delitto Matteotti, promuove la costituzione di un Gruppo giovanile anarchico e nel giugno 1925 partecipa a un convegno clandestino dell’Unione sindacale italiana a Genova.
Per questa sua attività, il 24 novembre 1926 è condannato a cinque anni di confino, poi ridotti a due, da scontare a Lipari (Messina). Tenta ogni strada per tornare a casa perché ha lasciato la moglie e la madre senza sostentamenti e, a suo favore, interviene anche il proprietario della ditta dove lavora come capo-officina, l’azienda Barbieri di Modena.
Rientrato a Modena dal confino è continuamente vigilato, ma non svolge più attività politica. Caduto il fascismo, è incaricato dal Comitato Italia libera di riorganizzare il settore sindacale. Durante la lotta partigiana collabora con il Cln provinciale, assumendo incarichi molto delicati e sfruttando le sue amicizie con ex sindacalisti rivoluzionari passati da tempo al fascismo.
Nei primi mesi del 1945 partecipa alle riunioni clandestine che danno vita alla Camera confederale del lavoro unitaria, nella quale rappresenta la corrente sindacalista anarchica. Dopo la Liberazione è tra i fondatori della Federazione comunista libertaria di Modena. Dopo qualche tempo, però, si avvicina al Partito socialista e, successivamente, è nominato direttore dell’Ufficio provinciale del lavoro.