Guido Cammeo

Livorno, 1883 - ?

Commissario di polizia

Guido Cammeo è figlio di Giuseppe, che sarà rabbino capo della Comunità ebraica modenese dal 1894 al 1926. Si laurea in Giurisprudenza e inizia la sua carriera di poliziotto a Parma, poi a Pavia, dove resta per cinque anni. Il 24 novembre 1912 prende servizio come vicecommissario a Carpi, in provincia di Modena. Nello svolgimento del suo incarico si distingue per grandi capacità, ottime abilità professionali e forti prestazioni fisiche.

Il 28 ottobre 1920 passa alla Questura di Modena, dopo aver vinto il concorso da commissario. Qui, la situazione per Cammeo inizia a essere sempre più difficile: le minacce dei fascisti, che lo prendono di mira come “sospetto di simpatie socialiste”, l’omicidio di Mario Ruini, fino all’uccisione di otto fascisti il 26 settembre 1921 da parte della Guardia Regia, a capo della quale c’è Cammeo come funzionario più alto in grado.

L’episodio genera grande scalpore, le vittime sono considerate “martiri fascisti” e Cammeo, in attesa del processo, viene sospeso dal servizio per circa un anno e privato dello stipendio, unica fonte di sostentamento per sé, la moglie Anna Catti e i sette figli. Nel 1923 è assolto e reintegrato in servizio, ma viene trasferito a Lecce, da dove, a causa del suo passato, subisce una lunga peregrinazione in diverse questure. Nel 1938 il suo nome rientra nelle liste del censimento, chiesto segretamente dal Ministero dell’Interno nel febbraio di quello stesso anno, per individuare le persone di origine ebraica presenti nella polizia. Per Mussolini è l’occasione per vendicare i morti di cui Cammeo è considerato responsabile: è lui stesso a firmare l’ordine per l’immediato collocamento a riposo del commissario. Il 2 marzo 1938 il decreto di allontanamento è consegnato al capo della polizia Arturo Bocchini, che sei mesi più tardi, il 2 settembre dello stesso anno, usa quel decreto per ordinare il licenziamento di Cammeo, adducendo a incompatibilità «con le generali direttive politiche del Governo». Bocchini riprende il foglio firmato dal duce, modificando il “III”, per il mese di marzo in numeri romani, in “IX”. Il 5 dello stesso mese viene firmato il decreto di cessazione dal servizio (cioè di espulsione) del commissario a decorrere dal 16.

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Luoghi, Persone e Avvenimenti
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I “martiri fascisti”
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Verso la violenza sistematizzata
Bio
Duilio Sinigaglia