Franco Vaccari
Modena, 1936 - vivente
Fotografo, artista, teorico dell’immagine
Franco Vaccari è uno dei rari artisti concettuali del fotografico in Italia. Nella sua opera, la produzione artistica e la riflessione teorica sono sempre state strettamente interdipendenti. Di formazione scientifica, laureato in Fisica, il suo primo interesse si rivolge alle sperimentazioni linguistiche delle avanguardie italiane della poesia visiva, a cui contribuisce con piccoli volumi di collage di “testi trovati” come Pop esie, 1965 o Entropico, 1966. La sua attenzione si sposta negli anni successivi verso l’esplorazione del linguaggio visuale, in particolare quello prodotto dalle apparecchiature tecniche. Utilizza la macchina fotografica non come strumento di produzione di opere ma come attivatore di eventi che si svolgono nello spazio pubblico, che chiamerà “Esposizioni in tempo reale”, durante i quali l’opera si costruisce in modo imprevedibile, nell’interazione fra autore, materia, strumenti e fruitori. La sua performance più celebre è l’Esposizione in tempo reale n.4: Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio, allestita alla Biennale di Venezia del 1972: in una sala dalle pareti bianche una cabina per fototessere permette ai visitatori di produrre e appendere al muro una striscia di autoritratti. Influenzato da Duchamp, come antidoto al realismo ingenuo della cultura fotografica del suo tempo, e in anticipo sulle riflessioni internazionali sugli apparati tecnici, pubblica nel 1979 Fotografia e inconscio tecnologico, concetto che sviluppa quello di dall’inconscio ottico di Walter Benjamin, in cui rivela la capacità della fotocamera di strutturare autonomamente le immagini sulla base di codici depositati dalla cultura nei suoi meccanismi, convinto che «l’immagine fotografica ha un senso anche e forse soprattutto in assenza di un soggetto cosciente». Ironia e poesia sono gli ingredienti immancabili del suo percorso tra fotografia, video, installazioni e performance, in cui il caso e gli apparati diventano i fornitori di senso, capaci di «farmi vedere non quello che già sapevo, ma quello che ancora non conoscevo».
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