Carlo Baroni
Modena, 1899-1959
Antifascista e partigiano
Originario dei Mulini nuovi – borgo alle porte di Modena, dove gestisce la falegnameria di famiglia, durante la Prima guerra mondiale Baroni aderisce al Circolo giovanile socialista, venendo condannato nel 1917 per aver fischiato contro l’inno reale. Attivo durante le lotte del dopoguerra, con il fratello Bruno è tra i primi nel 1921 ad aderire al Partito comunista, entrando nel Comitato direttivo; la loro casa diventa nei fatti la sede del Partito e qui si tiene il primo congresso clandestino nel 1922.
Nello stesso anno, per sfuggire alle persecuzioni fasciste i Baroni tentano di recarsi in Francia, ma sono bloccati al confine. Nel febbraio 1923 Carlo viene arrestato ed è assolto dopo sei mesi di carcere. Tra il 1924 e il 1926 vive momenti di difficoltà nel rapporto con il partito, perché si schiera apertamente per le posizioni della frazione di sinistra che fa riferimento a Bordiga contro Gramsci. Dopo mesi di duro confronto, assieme al fratello rallenta la sua attività a favore del partito, dedicandosi principalmente al lavoro.
Intanto continuano le persecuzioni, i fermi e la vigilanza su di lui, anche se apparentemente non svolge più attività politica. Nel marzo 1937 alcuni fascisti irrompono nell’abitazione dei Baroni sequestrando una radio e accusandoli di ascoltare Radio Barcellona. Nel febbraio 1943 è fermato assieme al figlio con l’accusa di aver diffuso volantini contro la guerra, rilasciato ma diffidato.
Caduto il fascismo, il 28 luglio 1943 entra a far parte del Comitato Italia libera e si impegna nella riorganizzazione del partito. Fermato nel gennaio 1944, rimane in carcere altri sei mesi. Una volta libero entra nel Cln provinciale in rappresentanza del Pci ma nel gennaio 1945 si sposta in montagna, entrando nelle brigate partigiane di Montefiorino.
Dopo la Liberazione è nominato dal Cln provinciale nella Giunta comunale di Modena, ma l’esperienza amministrativa termina con le elezioni del 1946. È inoltre nominato consigliere della Cassa di Risparmio di Modena, responsabilità che mantiene fino al 1955, e membro del Collegio dei revisori dei conti del Partito comunista.