Antonella Picchio

Conegliano (TV), 1941

Economista femminista

Antonella Picchio nasce a Conegliano in provincia di Treviso, studia in Inghilterra e negli Usa, ottiene il Ph.D. a Cambridge (UK). Presso la Facoltà di Economia dell’Università di Modena e Reggio Emilia insegna Storia del pensiero economico, Macroeconomia, Economia di genere e Sviluppo umano. Insegna anche nelle università di Roma Tre, Ferrara, Trento e alla New School of Social Research di New York.
Tra gli altri incarichi che ricopre: è vicepresidente di Iaffe (International Association for Feminist Economics) e componente della redazione di «Feminist Economics»; lavora sui Well-being Gender Budgets presso il Centre of Analysis of Public Policy e al Well-being Lab, spin-off dell’Università di Modena.
È nota a livello internazionale per i suoi studi pionieristici su riproduzione sociale e lavoro femminile non pagato, una riflessione che è debitrice della sua militanza all’interno dei movimenti femministi a partire dagli anni Settanta. Fa parte, infatti, del collettivo di Lotta Femminista di Ferrara nato nel 1971 (poi dal 1974 Gruppo per il salario al lavoro domestico), collegato alla rete della International Wages for Housework Campaign. L’esperienza politica di questi gruppi partiva dal nodo teorico del lavoro riproduttivo delle donne all’interno delle mura domestiche e della sua relazione con il modo di produzione capitalistico e dell’organizzazione economico-sociale basata sul salario.
A questo proposito fondamentali sono i suoi studi critici – il suo è un pensiero economico che tiene conto dei corpi e della vita reale di donne e uomini – sulla teoria dei salari e sull’approccio al tema della riproduzione, dagli economisti classici fino all’economia neoclassica. Per Picchio, è la complessità delle vite – la loro cura, la loro relazionalità in quanto elementi della vulnerabilità costitutiva di vite incarnate nei corpi – che deve essere posta al centro dell’analisi sistemica e di proposte politiche radicali. E l’esperienza storica delle donne come lavoratrici della riproduzione, può essere oggi, secondo lei, un punto di vista privilegiato per affrontare questo nodo: come vivere, come organizzare le nostre vite, tra uomini e donne.

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