Alessandro "Sandro" Pertini
Stella (Savona), 1896 – Roma, 1990
Politico socialista, Comandante partigiano, Presidente della Camera, Presidente della Repubblica
Alessandro (Sandro) Pertini partecipa dal 1917 alla Prima guerra mondiale come tenente mitragliere. Dopo la guerra si iscrive al Partito socialista e si laurea in Giurisprudenza e in Scienze politiche.
Vittima di ripetute aggressioni fasciste, nel 1926 si trasferisce da Savona a Milano; qui, con Parri e Carlo Rosselli organizza l’espatrio in Francia del leader socialista Filippo Turati. In Francia frequenta l’ambiente dei fuoriusciti antifascisti. Rientrato in Italia nel 1929 viene arrestato: il Tribunale Speciale gli infligge la condanna di 10 anni e 9 mesi di reclusione. Sconterà 6 anni e mezzo di carcere duro; dal 1935 è assegnato al confino a Ponza, poi a Ventotene.
Tornato in libertà dopo la caduta del fascismo, è a Roma, dove partecipa alla difesa della capitale a Porta San Paolo e alla riorganizzazione clandestina del Partito socialista. Arrestato nell’ottobre del 1943, viene condannato a morte; nel gennaio del 1944 è liberato, assieme ad altri sette detenuti politici, grazie a un piano di evasione organizzato dalle Brigate Matteotti. Trasferitosi a Milano, diviene uno dei dirigenti del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia come rappresentante socialista ed è tra gli organizzatori dell’insurrezione di Milano del 25 aprile 1945.
Eletto all’Assemblea costituente e poi, dal 1953, alla Camera dei deputati, dal 1968 al 1976 è Presidente della Camera. Nel 1978, in seguito alle dimissioni del presidente Leone, viene eletto, a larghissima maggioranza, Presidente della Repubblica.
Pertini interpreta il ruolo presidenziale con energia e decisione: la presenza costante e attiva nei momenti difficili del paese, la denuncia delle disfunzioni degli apparati statali, il dialogo con il mondo giovanile accrescono il prestigio della sua figura in Italia e all’estero. In campo internazionale si esprime a favore di una politica di pace e denuncia con forza la violazione delle libertà e dei diritti umani. Nel 1985, al termine del mandato, diviene Senatore a vita.
Muore a Roma nel 1990.
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